Esicasmo: un'esperienza vissuta

di Andrea Corsini

(Marzo 2012 - Yoga Italia, num. 76)

Una pratica di dhyana e asana ispirata al metodo di orazione secondo l'insegnamento di padre Serafino

Ho frequentato il seminario di Andrea Schnöller a Milano il 10 e 11 dicembre 2011 e ho letto il libro L'esicasmo di Jean Yves Leloup: sono stato ispirato a scrivere una pratica di asana e di meditazione sul capitolo Il metodo di orazione esicastica secondo I'insegnamento di padre Serafino.

Padre Serafino vive sul monte Athos e fu visitato da un filosofo francese, il sig. X, che non trovava i monaci all'altezza dei suoi libri letti. Il filosofo cercava una iniziazione che gli permettesse di vivere e conoscere dal di dentro la meditazione non per sentito dire ma per esperienza diretta.

Impara a meditare come una montagna
Esicasmo viene dalla parola esichia, ossia pace interiore di cui oggi si sente molto la mancanza e la si ricerca ma senza mai raggiungerla in modo completo e definitivo.
ll primo insegnamento che ricevette fu: “Prima di parlare di preghiera del cuore impara a meditare come una montagna”.
La cose piú difficile era passare ore e ore “a far niente”. Bisognava imparare di nuovo a essere, semplicemente a essere, senza scopo né motivo. Una mattina la sua nozione del tempo era completamente cambiata. Era lá con tutto il suo peso immobile. Silenzioso sotto il sole. Sapere che c'é lí l'eternitá dietro e davanti a sé. Prima di costruire una chiesa doveva essere una pietra: “Tu sei pietra e su questa pietra edificheró la mia chiesa”. Tutto ció che cresceva sulla montagna aveva “diritto di esistere”.
Aveva imparato a “vedere” senza giudicare.
Poi, dopo i primi successi, si insinuo in lui il germe dell'orgoglio.

Impara a meditare come un papavero
Padre Serafino lo prese per un braccio e lo scrollo e gli disse: “Non si tratta di meditare come una montagna sterile. lmpara a meditare come un papavero, ma non dimenticare la montagna”.
E cosi che il giovane imparó a fiorire. Si orientava, si volgeva verso il sole, verso la luce. Questo orientamento verso il bello, lo faceva talvolta diventare rosso come un papavero. Dal papavero apprese "lo stelo eretto", comincio allora a raddrizzare la colonna vertebrale. il papavero pero gli insegnó anche una certa flessibilitá sotto i soffi del vento e poi anche una certa umiltá. La fugacitá e la fragilitá erano i suoi insegnamenti.
Per che cosa fioriscono i papaveri? “Ogni uomo e come l'erba, e tutta la sua gloria é come il fiore del campo. Secca l'erba appassisce il fiore. I signori della terra sono come il fiore, viene l'uragano e li strappa via come paglia” (Is.40).
Il giovane penso: “è tutto l'universo che medita in me, é la montagna che fiorisce nel papavero. Possa io arrossire di gioia per tutta la durata della mia vita”.
Senza dubbio questo era troppo. Padre Serafino prese il giovane per un braccio e lo scosse nuovamente. “Smettila di ruminare come una mucca il significato del papavero, abbi anche un cuore marino”.

Impara a meditare come l'oceano
Il giovane si avvicino al mare. Aveva acquisito un buon modo di stare seduto e un portamento eretto. Era in buona positura. Che cosa gli mancava? Che cosa doveva imparare dal mare?
Si alzó il vento. Il flusso e il riflusso del mare si fecero piú profondi. Doveva accordare il proprio respiro al respiro delle onde. Espiro, inspiro ... poi: sono inspirato, sono espirato. Mi lascio portare dal respiro, come ci si lascia portare dalle onde.
La goccia d'acqua “si dileguava nel mare” senza perdere la sua forma, la propria coscienza. La goccia conservava la propria identitá e tuttavia sapeva di “essere una” con l'oceano.
Il giovane metteva le sue radici nel fondo dell'oceano. I pensieri vanno e vengono come schiuma, ma il fondo dell'essere rimane immobile. L'esperienza sensoriale è un mare pieno di onde ma nella profonditá c'è una grande pace. Oggi il mare gli sembrava meno “nascosto dalle onde”.
Sperimento il pneuma, il Ruah, il respiro di Dio.

Impara a meditare come un uccello
Nel silenzio c'era qualcosa che l'oceano sembrava portare ...
Non sei ancora nella preghiera esicastica, devi imparare a meditare come un uccello” gli disse Padre Serafino.
Lo porto vicino a due tortore che tubavano continuamente. Questo lo infastidí non poco.
La montagna, il papavero, l'oceano li aveva accettati, ma questo languido volatile come maestro di meditazione era proprio troppo.
Padre Serafino gli spiego che meditazione nei testi antichi è “mormorare a mezza voce”. Mormorare con la gola giorno e notte il nome di Dio. Lasciar salire il canto che viene dal cuore, come hai imparato a lasciar salire il profumo che viene dal fiore.
Meditare e respirare cantando. Ripeti mormorando quello che ripetono tutti i monaci del Monte Athos: “Kyrie eleison”, che tradotto significa: “Signore pietá”. Ció non piacque al giovane perché gli ricordava troppo i funerali. Il Padre gli disse che ha anche molti altri significati tra cui: “manda il tuo spirito”, “che la tua tenerezza sia su di noi”, “che il tuo nome sia benedetto”.
Si arrese e inizió la pratica. Incominció a conoscere l'isichia. Il mantra divenne un ronzio come quello dell'ape quando fa il miele. Entrava in un silenzio sconosciuto quando rinunció a cogliere il senso letterale. Il ronzio divenne piú interiore e si ripeteva da solo giorno e notte, la sua vibrazione divenne piú profonda.
Padre Serafino gli disse: “Non sei lontano da meditate come un uomo”.

(fine prima parte)



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