Ricorda e offri al DIVINO

di Andrea Corsini

(Giugno 2007 - Yoga Italia, num. 57)

Intervista ad Ananda Reddy, discepolo diretto di Mère e direttore del Sri Aurobindo Centre for Advanced Research di Pondicherry

Lei ha detto nella sua conferenza che tutta la vita è yoga, puó spiegare questa affermazione?
Tutta la vita è yoga nel senso che tutte le attivitá che noi facciamo nella vita possono essere considerate parte dello yoga. Per l'uomo ordinario gli avvenimenti sono a volte buoni e a volte amari ed è propenso a credere che solo quelli buoni fanno parte dello yoga. Invece per l'uomo sulla via della ricerca interiore tutti gli avvenimenti (sia buoni sia dolorosi) vengono offerti al divino: è questa l'attitudine corretta di fronte agli avvenimenti della vita, cosí tutti gli istanti vissuti diventano parte dello yoga. Non c'è niente che possiamo escludere: meditare, andare al tempio, ma anche camminare, parlare, riposare nel proprio letto, andare al cinema. Tutto è yoga se la nostra attitudine è corretta, che puó essere riassunta in due parole: ricorda e offri al divino. In questa offerta tutte le attivitá hanno la possibilitá di diventare parte del divino.

Noi occidentali consideriamo lo yoga una "pratica" da eseguire preferibilmente confinati in una camera o in una palestra: è un 'interpretazione troppo ristretta?
Non deve essere considerato un errore, ma piuttosto una fase di sviluppo dello yoga praticato dagli occidentali e segue l'attitudine della loro mente portata verso l'esterno e la realtá esteriore. L'occidentale attraverso gli asana e l'hatha yoga prende contatto con la realtá fisica che poi, in seguito, lo porterá al contatto con la realtá mentale e poi con quella spirituale. Ci stiamo muovendo tutti verso un'era piú spirituale rispetto alla precedente, che è prettamente materiale. Il mezzo di questo cambiamento è lo yoga. Puó essere a partire dall'hatha yoga e poi raja yoga, bakti yoga, karma yoga e poi lo yoga integrale che fa parte della vita.

Lo yoga integrale è l'ultimo livello e si integra con la vita vissuta nella quotidianitá?
Lo yoga integrale puó essere considerato l'ultimo livello perché comprende tutti gli altri tipi di yoga menzionati prima e anche il tantra yoga. Tutti gli yoga praticati in India compreso il mantra yoga, il jnana yoga, il japa yoga e il kriya yoga, possono essere sintetizzati nello yoga cosí denominato da Aurobindo integrale. Peró prima di questo, alcuni devono praticare altri tipi di yoga preparatori allo yoga integrale per iniziare il percorso umano evolutivo. Cosí è come la natura si muove ed è quello che sta accadendo esattamente in questo periodo di tempo.

Puó spiegare la differenza tra tantra yoga e brahmacarya, essendo entrambe pratiche spirituali ma all'apparenza esattamente all'opposto e in contraddizione?
Sono due cose molto differenti. Il brahmacarya fa parte di un livello dell'esistenza umana: la fase dello studente o appunto del celibato. Dopo vi è la fase della famiglia che è denominato secondo stadio (grihasta) e del capofamiglia. Il terzo stadio è dedicato alla vita sociale e al servizio o vanaprastha, in cui l'individuo scopre il divino. Dopo nel quarto stadio - quello della rinuncia - diventa un sannyasa (rinunciante), in India vestiti di arancione. Il tantra, invece, è un modo di vivere per unirsi al divino. L’uomo comune quando pensa al tantra lo associa alla vita sessuale ma non è solo questo, ci sono anche altri aspetti: gli yantra e i mantra. Il tantra-yogi non rimane coinvolto nel piacere fisico ma si distacca dal medesimo per raggiungere un alto livello di beatitudine. Non molte persone hanno successo in questa strada, che puó diventare un gioco molto pericoloso quando ci si dimentica del divino e ci si concentra solo sul partner e sul piacere che si puó raggiungere. Non è uno yoga per l'uomo comune, che puó praticare gli altri tipi di yoga che non sono assolutamente pericolosi come il tantra yoga. Dobbiamo distinguere la filosofia da uno stadio della vita. Dobbiamo imparare a vedere il divino nell'unione fisica che diventa una forma di meditazione in coppia. La coscienza si espande e raggiunge il divino.

È vero che lo yoga puó solo iniziare dal terzo livello di sviluppo spirituale denominato sociale o vanaprastha?
Si passa prima dagli altri due livelli ma poi si perviene al terzo perché è questa l' evoluzione umana. Una persona inizia da studente con il college, poi fa denaro con un buon lavoro ma qualcuno vedendola non completamente soddisfatta le consiglia di iniziare lo yoga. Allora va in libreria e compra un libro sullo yoga. Poi si unisce a un gruppo che pratica lo yoga, si iscrive alla Federazione. Molti in America e in Europa si stanno avvicinando allo yoga portando un nuovo stato di coscienza e un livello evolutivo piú elevato che tocca il cuore delle persone con una nuova comprensione.

Puó spiegare cos'è lo yoga?
Yoga cifra vrtti nirodha. Quando la mente non è disturbata c'è la condizione per raggiungere il senso dello yoga. È questo anche il terzo livello di cui parlavamo: quello che inizia con una ricerca non di soddisfazioni puramente materiali. Lo yoga allora parte con una condizione di mente silenziosa da ogni disturbo emozionale o di brame materiali. È possibile allora praticare la meditazione senza sforzi o imposizioni mentali. La meditazione è supportata da una condizione di quiete mentale che nasce da una motivazione profonda di aspirazione. E di unione al divino.

Nelle sua conferenze ha nominato l'umana perfezione e la perfezione divina: qual è la differenza?
L'umana perfezione viene dalla perfezione del nostro ego e della nostra personalitá che si applica in differenti campi: della filosofia, degli affari, dell'arte. È possibile per me migliorare: un miglior lavoro, una casa piú bella; è una perfezione a livello umano. La base di questa perfezione esteriore l'ego. Faccio delle cose per diventare qualcuno nel campo che mi sono prefissato: ricco, famoso, approvato, ricercato. Quando invece, si parla di perfezione divina, ci si muove al di fuori dell'ego per raggiungere un livello piú alto di coscienza e si cerca di far tutto per il divino e per raggiungere il divino. Questo diventa il centro della mi vita. Alta coscienza divina e coscienza individuale sono due fasi ben distinte di consapevolezza. Il paragone potrebbe essere tra l'isola e il continente. Quando l'isola si unisce al continente, avviene il passaggio tra coscienza umana e coscienza divina, tra perfezione umana e perfezione divina. Le qualitá divine come la compassione, l'amore, la conoscenza vengono raggiunte e acquisite. L'amore è la qualitá divina principale: esso non puó essere spiegato o teorizzato puó solo essere sperimentato. L'amore di Cristo sulla croce è un esempio di amore divino: nonostante la sofferenza egli continua a manifestare e a offrire il suo amore a ogni uomo che vuole riconoscerlo.
Quando l'isola diventa parte del continente acquisisce le qualitá del continente Questa è la perfezione divina. Quando si raggiunge il divino e un piú alto stato di coscienza, l'ego si dissolve lasciando la presa. Inizia allora il servizio e lo yoga integrale. Un altro paragone è quello dell'onda che fa parte dell'oceano ma crede di essere separata.

Mi sembra che su questo tema affascinante Aurobindo ha scritto il libro Vita divina.
Sí, è un libro che bisogna leggere se si vuole comprendere il suo pensiero su questo tema.

In quest'ottica è corretto dire che dobbiamo uccidere l'ego?
No. L'ego è un aiuto ed è una parte di noi. Non dobbiamo uccidere l'ego, all'inizio del percorso dobbiamo svilupparlo. È come una piccola pianta che deve crescere e quindi ha bisogno di protezione. La pianta allora puó crescere e diventare grande e forte e dopo non ha piú bisogno di protezione. Similmente, il bambino deve far crescere il suo ego attraverso la protezione e gli insegnamenti dei genitori e degli insegnanti. La sua personalitá deve strutturarsi ed essere esternata senza trovare ostacoli che potrebbero bloccarla e inibirla. Sviluppa la sua personalitá e diventa adulto, grande e forte. Dopo, quando la sua aspirazione lo porterá al divino, dovrá abbandonare l'ego, superare la spinta puramente egoica ma non ucciderlo. Per l’uomo materiale l’ego rimarrá il suo unico aiuto. Per l’uomo spirituale, l’ego puó diventare un ostacolo da scavalcare per raggiungere il divino. Se voglio arrendermi al divino, devo rinunciare all'ego. Devo imparare a offrire tutto al divino prendendo coscienza dei miei limiti umani: non sono piú io ad agire ma è il divino che agisce in me. L' ego allora viene trasformato ma non ucciso. È importante essere un individuo e servire il divino nel mondo. L' ego stesso puó diventare uno strumento del divino.

(fine prima parte - vai alla seconda parte dell'articolo)

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